Google Plus Twitter Facebook
Home > Storia > Ultras e neofascisti

Ultras e neofascisti

Una ricostruzione storica dei movimenti ultras dagli anni Settanta a oggi, e di tutti gli episodi salienti di violenza e di razzismo nel calcio nello stesso periodo, conferma la tesi secondo cui le manifestazioni gravi di razzismo allo stadio hanno una matrice politica essendo legate alla infiltrazione di gruppi neofascisti nelle curve
Immagine di violenza ultras allo stadio

ALCUNE DOMANDE. Se è vero che, con ogni probabilità, gli episodi di razzismo nelle tifoserie con gruppi neofascisti non hanno origine nella logica del tifo, ma sono invece manifestazioni di razzismo pienamente ideologico, ci possiamo chiedere come sia avvenuta storicamente, nei decenni precedenti il Duemila, la destrizzazione delle curve che - a partire dal Duemila - vediamo come un fatto assodato (Statistiche). Questo processo, che porta dentro di sé il razzismo, è avvenuto per pura e semplice infiltrazione di gruppi neofascisti dentro le tifoserie, o anche per convergenza della “cultura ultras” che aveva in sé i germi di questo sviluppo? Per tentare di rispondere a queste domande è necessario uscire dai dati analizzati in Statistiche, prendere in esame gli studi dedicati al fenomeno ultras (anche se non riservano molta attenzione specifica al razzismo), e ripercorrere sinteticamente la storia dagli anni Settanta a oggi: la storia della violenza negli stadi e fuori dagli stadi e la storia di come si è evoluto il neofascismo mentre entrava nelle curve (Cronologia).

FONTI. Per ricostruire il background storico e sociologico sottostante al quadro degli episodi di razzismo 2000-2012, censiti a partire dalle sentenze della giustizia sportiva, ho raccolto informazione sulla storia dei movimenti ultras dalla fine degli anni Sessanta, sulla storia del neofascismo e sulla storia-cronologia di tutti gli episodi salienti di violenza e di razzismo nel calcio nello stesso periodo. Per far questo sono ricorso a fonti diverse da quelle confluite nel libro di Valeri 2010, e cioè: 1) la bibliografia sociologica sugli ultras, anche se non tratta specificamente di razzismo (Dal Lago, Descrizione di una battaglia. I rituali del calcio, 1990; Dal Lago-Moscati, Regalateci un sogno: miti e realtà del tifo calcistico in Italia, 1992; Roversi, Calcio, tifo e violenza. Il teppismo calcistico in Italia, 1992; Balestri-Podaliri, Razzismo e cultura nel calcio in Italia, 1998; Mariottini, Ultraviolenza. Storie di sangue del tifo italiano, 2004; Ferreri, Ultras, i ribelli del calcio: quarant’anni di antagonismo e passione, 2008); un libro che esprime il punto di vista ultras (Patané Garsia, A guardia di una fede. Gli Ultras della Roma siamo noi, 2004); 2) due studi sull’evoluzione dei movimenti neofascisti (Tassinari, Fascisteria. I protagonisti, i movimenti e i misteri dell'eversione nera in Italia, 1945-2000, 2001; Ferrari, Le nuove camicie brune. Il neofascismo oggi in Italia, 2009); 3) gli archivi online di Repubblica e del Corriere della Sera; 4) il Rapporto 2004 dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, che riporta il punto di vista delle autorità sulla violenza e il razzismo nel calcio.

RISPOSTE STORICHE. Tutte queste fonti diverse concordano nel raccontare una storia del tutto coerente con la tesi sostenuta in Statistiche. In particolare, sono molto ben documentati: l’investimento strategico che le forze di destra (a cominciare dal MSI) hanno fatto sul mondo del tifo calcistico sin dalla fine degli anni Sessanta; la programmatica infiltrazione di gruppi neofascisti fra gli ultras, che si intensifica dalla metà degli anni Ottanta; l’esistenza di collegamenti fra tifoserie avversarie, come tra quelle della Lazio e della Roma, che nonostante la storica rivalità si coordinano per compiere insieme raid squadristici eversivi come quello di Brescia del 1994, diretto contro le forze dell’ordine, e quello di Bologna del 1996 (Anni Novanta), dai contenuti razzisti; i caratteri sempre più esplicitamente neonazisti che assumono i movimenti neofascisti nella società e contemporaneamente il dilagare degli stessi simboli neonazisti – primo dei quali la croce celtica – negli stadi. Il “caso Di Canio”, giocatore della Lazio che si dichiara fascista, oltre che ultras, ma non razzista e contrario alla violenza, incarna la nobilitazione ideale del “popolo” degli ultras, come lo chiama Di Canio ("il mio popolo"), che invece è razzista e pervaso di umori neonazisti. Tutto dunque porta a ritenere che la progressiva “destrizzazione” delle curve non sia tanto il risultato di una spontanea convergenza dei gruppi ultras su posizioni neofasciste, quanto l’effetto di una infiltrazione, ma si potrebbe anche dire occupazione, degli spazi degli ultras da parte di gruppi di estrema destra per i quali la propaganda politica è il fine, e il tifo calcistico è il mezzo. Credo che questa conclusione rappresenti un elemento di chiarezza indispensabile per capire, meglio di quanto si sia fatto finora, quell’articolato complesso di fenomeni che si sintetizza nella formula “il razzismo nel calcio”.


Argomenti correlati

Link interni: