Anni Novanta
INFILTRAZIONI NEOFASCISTE. Gli anni Novanta vedono il definitivo compiersi del ricambio generazionale, la frammentazione dei gruppi, e una più forte infiltrazione di formazioni politiche di estrema destra, in sintonia con la crescente intolleranza, nella società italiana, nei confronti dei nuovi immigrati provenienti dalle zone povere del mondo, con il crescente successo di movimenti politici come la Lega, e in generale con lo spostamento a destra dellequilibrio politico del paese dopo la caduta del Muro di Berlino, Tangentopoli e la fine della Prima Repubblica.
RAZZISMO. Si assiste alla compresenza, e in qualche modo alla saldatura, fra il tradizionale antimeridionalismo, con esplicito appoggio alla Lega (Bergamo Nazione, tutto il resto è meridione cantano gli ultras dellAtalanta nel 1991), lavversione ai nuovi immigrati (violenta, con sistematico coinvolgimento di ultras nei pestaggi a extracomunitari e a militanti di sinistra, attentati incendiari contro ostelli per stranieri o contro centri sociali) e lo storico antisemitismo con sempre più esplicita esibizione di simboli nazisti.
GLI STADI COME PALESTRE POLITICHE. Il legame dei gruppi di estrema destra con le curve si traduce anche nel reclutamento, allinterno dei gruppi ultras, di giovani militanti e attivisti politici. Si costruiscono carriere politiche a partire dalle curve: p.es. parlamentari di Alleanza Nazionale provengono dalla curva del Verona; e a Roma, nelle elezioni amministrative del Novembre 1993, sono eletti nelle liste di partiti di destra 13 consiglieri di circoscrizione provenienti dalle curve di Roma e Lazio.
REPRESSIONE. Nel 1992 si trova usato per la prima volta, riferito alle manifestazioni di razzismo e neofascismo negli stadi, laggettivo ennesimo: "Dopo lennesima domenica di cori anti-ebrei, saluti fascisti, bandiere di Israele bruciate (dai tifosi di Fiorentina, Roma e Lazio) seguono settimane di dibattiti, polemiche, accuse e prese di posizione del mondo politico, culturale e calcistico". Il Consiglio dei Ministri approva un disegno di legge molto duro contro il razzismo che equipara i tempi delle indagini e le misure di polizia a quelli in vigore per mafia e terrorismo. Questo disegno di legge porta il nome del ministro Mancino e, benché in esso non compaiano mai i termini fascista e nazista, viene comunemente chiamato "ddl anti-naziskin".
UN SALTO DI QUALITÀ. Nel 1994, un autentico punto di svolta in questa storia. Il 20 novembre a Brescia, in occasione della partita Brescia-Roma, una vera e propria falange di pseudo-tifosi di Roma e Lazio organizza una spedizione di marca neonazista con bombe e coltelli, assalta la polizia, accoltella gravemente il vicequestore Giovanni Selmin e ferisce altri dieci poliziotti. Lassalto, pianificato nei giorni precedenti, avviene alle 12.40, a partita ancora lontana e tifoseria bresciana neppure in vista. Fa la sua prima comparsa in grande stile lalleanza fra i gruppi di estrema destra della Lazio e della Roma; tutto si svolge fuori dallo stadio, e lescalation criminale è rivolta non contro la tifoseria avversaria ma contro i responsabili dellordine pubblico. A Bologna, il 4 giugno 1996, in occasione della promozione del Bologna in serie A, la replica del raid di Brescia 1994. Spedizione squadristica congiunta di ultras neofascisti bolognesi e romanisti, questa volta non contro la polizia ma contro extracomunitari. Dopo la partita si scatena la caccia al nero, seguendo un piano evidentemente preordinato, con accoltellamento di un algerino e pestaggio di altri otto extracomunitari e di un italiano.
LAZIO E ROMA. Lalleanza politica tra i gruppi di estrema destra di Lazio e Roma non abolisce certo la rivalità. E, nellesplicarla, nel derby Roma-Lazio del 20 febbraio 1996 le due tifoserie fanno a gara a chi è più antisemita: i romanisti attaccano con lo striscione Avete i colori degli ebrei (alludendo ai colori bianco-celesti della bandiera di Israele); la risposta è pronta: e voi la puzza. Seguono scontri, per i quali saranno arrestati ultras laziali tutti neofascisti, già con precedenti penali sia di tipo politico che per reati comuni.