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Il caso Winter

Tifosi della Lazio contestano l'ingaggio dell'olandese Winter, nero e di origini ebraiche; ma poi cambiano atteggiamento
Primo piano di Aron Winter

I TIFOSI LAZIALI CONTESTANO WINTER. Il caso Winter, scoppiato nel giugno 1992, riguarda una tifoseria italiana storicamente afflitta dalla piaga del razzismo: la Lazio.
Nel giugno 1992 la Lazio di Sergio Cragnotti annunciò l’acquisto di Aron Mohammed Winter, olandese nato a Paramaribo, nel Suriname, scuro di pelle e di origini ebraiche. Troppo per le frange razziste del tifo, che dettero vita a una vergognosa contestazione della campagna acquisti del club, con tanto di scritte antisemite e svastiche contro Winter, l’olandese proveniente dall’Ajax. Nel corso di un’intervista rilasciata il 20 ottobre 2000 al Corriere della Sera , Winter ricorda così quel periodo: «Quell’estate fu un incubo. Era il 1992, ero appena arrivato a Roma. Lessi quella scritta sul muro, uscendo dal centro di allenamento: “Winter Raus”. In un istante mi crollò il mondo addosso. Fu proprio il mio nome, Aron, ad attirare su di me la contestazione antisemita. Alle scritte sui muri seguirono anche telefonate anonime al centralino del club: “non vogliamo ebrei”, urlavano. Mi fu consigliato di smentire le mie radici. In un’intervista non confermai di avere origini israeliane. Mi chiamo Aron Mohammed, dissi, solo perché a mio padre piacevano i nomi esotici».

CASO FINISCE IN PARLAMENTO.Il caso montò a livello nazionale, tanto da entrare in Parlamento. Dopo le scritte e le svastiche, e dopo l’intervento a una radio privata di un tifoso laziale definitosi “uno degli Irriducibili della curva nord” – che aveva affermato che la curva non avrebbe dato pace a Winter finché non se ne fosse andato da Roma – due deputati dell’allora Rifondazione comunista, Eugenio Melandri e Lucio Manisco, rivolsero ai ministri del Turismo Sport e Spettacolo e degli Affari sociali una interrogazione, chiedendo quali provvedimenti avrebbe inteso prendere il governo per far fronte a «una campagna di intolleranza in corso che [stava] invadendo anche il calcio».

TIFOSI LAZIALI CAMBIANO ATTEGGIAMENTO Eppure, come ricorda ancora lo stesso Winter nell’intervista al Corriere della Sera, dopo un inizio molto difficile, nel quale fu gravemente discriminato per il colore scuro della pelle e per l’orientamento religioso, le cose cambiarono inaspettatamente: «Fu brutto, bruttissimo. Per qualche giorno avevo paura di uscire di casa, di andare a lavorare, di girare tra la gente. Ma passò. Per quattro anni diventai un idolo dei tifosi della Lazio. Probabilmente tra quanti mi applaudivano c’era anche chi scrisse quelle cose. Per fortuna tutto passò. Forse grazie a quello che mi riuscì di fare in campo». In effetti Winter, arrivato a Roma con la fama del solido maratoneta, disputò centoventitré partite e mise a segno la bellezza di 21 gol nella prima Lazio di Cragnotti. Si potrebbe quindi pensare, con Winter, che siano state le prestazioni agonistiche del calciatore a far cambiare l’atteggiamento della tifoseria laziale nei suoi confronti. Tuttavia, data la marca nazista dell’episodio, è difficile credere che un rifiuto tanto radicale, da essere espresso addirittura attraverso un comando (“Winter Raus”) attinto dai Kapò e dalle SS, possa di lì a poco essersi trasformato in accettazione entusiastica grazie alle sia pur ottime prestazioni del giocatore. Sembra invece più ragionevole supporre che le ottime prestazioni di Winter abbiano sì ridotto gli ultrà suoi nemici a fare un passo indietro, ma per motivi opportunistici, per non creare malumori o contrapposizioni all’interno della curva.


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